La maggior parte di noi l'ha ammirato negli acquari o nei documentari sulla vita sottomarina. Ma il pesce scorpione o pesce leone (Pterois volitans) potrebbe presto affiancare altri popolari piatti "di mare", nel menù dei ristoranti o nel bancone delle pescherie.
Questa creatura originaria dell'Indo-Pacifico è infatti fortemente invasiva e sta contribuendo a cancellare la fauna acquatica di Nord Atlantico, Golfo del Messico e Mar dei Caraibi, dove è stato accidentalmente introdotta e si sta ora diffondendo a macchia d'olio. Farla arrivare sulle tavole potrebbe contribuire a tenerne a bada la proliferazione e allo stesso tempo salvare dalle reti stock ittici messi in crisi dalla pesca eccessiva.
Un'alternativa sostenibile. L'istanza da tempo sostenuta dalla NOAA è stata ufficialmente sposata anche da Seafood Watch, un programma che valuta la sostenibilità della pesca delle diverse specie ittiche. L'organizzazione, che inizialmente si era rifiutata di assegnare un valore alla pesca del lionfish, perché poco diffusa dal punto di vista commerciale, nell'ottobre 2015 l'ha proposto come "prima scelta", e cioè una delle alternative più sostenibili da mettere sulla tavola.
Grande distribuzione. E ora il mercato di questo pesce starebbe interessando anche la Whole Foods, il colosso statunitense dei supermercati che propone, tra i suoi scaffali, solo il pesce raccomandato dall'organizzazione. Chi ha assaggiato il pesce scorpione nei ristoranti caraibici, dove viene consumato già da alcuni anni, assicura che le sue carni sono saporite e friabili; il problema è la pesca, che va condotta in modo selettivo per non danneggiare gli altri pesci del reef, in cui il lionfish si rifugia.
La mano dell'uomo. Si pensa che questa specie sia stata introdotta nell'Altlantico almeno alla metà degli anni '80, forse rilasciata in mare dai proprietari di un acquario. Negli ultimi 15 anni, la sua popolazione ha subito un'impennata. Lungo la costa est del continente americano, il lionfish ha pochi predatori naturali.
Danni estesi. Il pesce scorpione si nutre di altri pesci, e i suoi aculei tengono alla larga i più grossi rivali; si calcola che, nei reef in cui vive, arrivi ad azzerare fino al 65% della biomassa degli altri pesci. Il suo approdo sui piatti americani non lo farà certo sparire dai mari; ma forse contribuirà a limitarne il raggio d'azione.